REFLECTIONS INTRODUCTION TEXT

I have always been fascinated by reflections: images in mirrors, on water, on shiny metallic surfaces, even in the iris of the eye.
Looking through my archives I discovered a vast collection of photographs of women in mirrors: A sort of unconscious research about the woman who studies herself, falls in love, and gets lost in her own image.
Literature from all times and nations is filled with stories in which the mirror and the reflections of images play a leading role.
Many Eastern traditions consider the mirror as an instrument of knowledge and enlightening.
In China it symbolized femininity and the moon and it was once the emblem of the queen.
In the Japanese culture it symbolizes the revelation of truth, purity and the Sun Goddess Amaterasu-Omi-Kami.
Alice in Lewis Carroll’s “Through the Looking Glass” uses a mirror to enter a fantasy world, a world in which “things happen upside down”.
Snow White’s stepmother in the Grimm Brothers’ fable consults a mirror to learn the name of the most beautiful woman in the realm.
Young Arthur is the only one brave enough to look at his entire self in the reflection of a mirror-sword. The other knights only glanced at half of their reflection: they lacked the courage to look at themselves entirely, which was why they could not remove the sword from the rock.
While locked away in the darkness of a cave, Aladdin sees his reflection as he rubs on the lamp. In an instant “he notices” himself and realizes that he and his image are two different things.

Looking at oneself in the mirror, recognizing oneself and being aware of the difference between the one who watches and his reflection is the starting point of the “transformation” process.
By “noticing” ourselves we take consciousness of our limitations and thereby overcome them. Every limit is overcome at the very moment we identify it as such. It is like walking toward a place we do not know, one that starts to exist at the very moment we turn our look and attention toward it.

Photography has always been an instrument of knowledge for me; a way to get to know people and, particularly, to approach a mysterious planet, that is, the woman’s world.
My photos reveal the woman in her beauty and sensuality, but a woman is much more than that.
The woman creates life; she is the one to make that makes our spiritual growth possible although she may not realize it. She is the catalyst that brings about the chemical reaction leading to the creation of a “new man”.
Just as mixing oxygen and hydrogen results in water, a new element, a woman can lead the man to elevate himself to a different condition, a condition he may will never reach in the absence of the female element.

Whoever does not know or is not interested in knowing, stays behind.
As we grow up, we rise to a higher level and distance ourselves from the ones who decided to stop, and we sometimes feel very lonely.
The ones who “grow up” can observe the world from the outside; whoever has given up stays below, deafened as if he were under water.
However, we can never stop in an attempt to convince others.
In Tibetan Buddhism, “the wisdom of the great mirror” teaches the secret of existence; it tells us that the world of shapes reflected in the mirror is merely an aspect of SHUNYATA, of the absolute void.
Everything you encounter in life does not necessarily have an absolute identity or a sense of permanency.

In order to grow up we must walk away from the image of ourselves that resulted from all the external influences that affected us since birth.
Each time we see ourselves in the mirror we see the “you” created by family, society and by religion. We do not see the “I”.
To make this change possible we must be more attracted by the unknown than by what we are familiar with. We must be curious to discover who the person looking in the mirror really is.
It is difficult to abandon what we know and what is familiar for something we know nothing about.
It is very frightening.
Abandoning the image we have of ourselves, the one we always saw in mirrors since we were born and to which we are terribly attached, can represents a major trauma; but it is the only chance we have.
We almost always, however, end up procrastinating.
We project what we could do today into a future that regenerates itself. The present is never good enough; it is always only a preface to a future that will come.

Overcoming the duality of the “I” is the only chance we have to grow up, a chance we cannot continue postponing.
When everything that is two becomes one, when we and our image truly become one single unit, then we will be facing an endless horizon and we will re-enter a dimension of eternity, the one that had been long forgotten.

Da sempre sono stato affascinato dalle immagini riflesse; negli specchi, nell’acqua,sulle superfici lucide dei metalli, persino nell’iride degli occhi.
Guardando il mio archivio ho scoperto una lunga serie di fotografie di donne allo specchio.
Una sorta di ricerca inconscia sulla donna che si studia, si innamora, si perde nella sua stessa immagine.
La letteratura di ogni epoca e nazione e’ piena di racconti dove lo specchio e il concetto dell’immagine riflessa hanno un ruolo da protagonista.
In molte tradizioni orientali lo specchio e’ strumento di conoscenza e illuminazione.
In Cina e’ simbolo della femminilita’ e della luna ed un tempo era l’emblema della regina.
In Giappone e’ simbolo di rivelazione della verita’, simbolo di purezza e della dea del sole Amaterasu-Omi-Kami.
Alice in Lewis Carroll’s “Through the Looking Glass” usa uno specchio per entrare in un mondo fantastico, un mondo dove “ le cose vanno al rovescio”.
In “Bianca Neve” dei fratelli Grimm, la matrigna di Biancaneve consulta uno specchio magico per sapere chi e’ la piu’ bella donna del reame.
Il giovane Artu’ e’ l’unico ad avere il coraggio di guardare tutto quanto se stesso nel riflesso di una spada-specchio.
Gli altri cavalieri vi si specchiavano solo per meta’, non avevano il coraggio di guardare se stessi fino in fondo e per questo, per loro, la spada era bloccata nella roccia.
Aladino, rinchiuso nel buio di una caverna, sfregando la lampada vede riflessa la sua immagine.
In un attimo, “si accorge” di se stesso, si accorge che lui e la sua immagine sono una cosa diversa.

Lo specchiarsi, il riconoscere se stessi e il rendersi conto della differenza fra colui che guarda e la sua immagine riflessa, e’ il punto di partenza della “trasformazione”.
“Accorgendoci” di noi stessi “ci si accorge” del limite e, cosi’ facendo lo si supera.
Ogni limite si supera nel momento in cui lo si identifica come tale.
E’ un po’ come camminare verso un posto che non conosciamo e che comincia ad esistere nel momento in cui vi poniamo il nostro sguardo e la nostra attenzione.

Fotografare e’ sempre stato per me un mezzo di conoscenza, un modo per conoscere le persone, in particolare per avvicinare quel pianeta misterioso che e’ il mondo delle donne.
Nelle mie foto la donna traspare nella sua bellezza e nella sua sensualita’, ma la donna e’ molto piu’ di questo.
La donna crea la vita ed e’ solo lei che, spesso senza neppure esserne cosciente, rende possibile la nostra crescita spirituale.
E’ l’elemento catalizzatore che rende possibile la reazione chimica che porta alla creazione di un “nuovo uomo”.
Cosi’ come dalla fusione di ossigeno e di idrogeno, viene fuori l’acqua, un elemento che prima non esisteva, cosi’ la donna puo’ portare l’uomo ad elevarsi ad una condizione diversa, una condizione alla quale non potrebbe mai avere accesso senza l’elemento femminile.

Chi non sa o non ne e’ interessato a sapere resta indietro.
Quando si cresce, si sale verso l’alto e si crea una distanza fra noi e chi ha deciso di fermarsi e, alle volte, ci si sente molto soli.
Chi cresce puo’ osservare il mondo dal di fuori, chi si e’ arreso, resta sotto, e, come se fosse sott’acqua, non puo’ sentire piu’ nulla.
Tuttavia, non ci si puo’ mai fermare per convincere gli altri.
Anche per il Buddismo Tibetano “la saggezza del grande specchio” insegna il segreto dell’esistenza, che il mondo delle forme, riflesso nello specchio e’ solo un aspetto della SHUNYATA, del vuoto assoluto.
Tutto cio’ che si incontra nella vita non ha un’assoluta identita’ o permanenza.

Per crescere e’ necessario allontanarsi dall’immagine di noi stessi che e’ stata creata da tutti I condizionamenti ai quali siamo stati sottoposti fino dalla nostra nascita.
Ogni volta che ci guardiamo allo specchio vediamo il “tu” creato dalla famiglia, dalla societa’ e dalla religione, non vediamo l’”io”.
Per far si che questo cambiamento avvenga e’ necessario che cio’ che ancora non conosciamo ci attiri di piu’ di cio’ che conosciamo gia.
E’ necessario che ci sia la curiosita’ di scoprire chi e’ veramente colui che guarda nello specchio.
E’ difficile, abbandonare cio’ che si conosce, cio’ che ci e’ familiare per qualcosa di cui non sappiamo nulla.
Fa una grande paura.
Abbandonare l‘immagine che abbiamo di noi stessi, quella che abbiamo sempre visto negli specchi da quando siamo nati e alla quale siamo terribilmente attaccati e’un grosso trauma, ma e’ l’unica possibilita’ che abbiamo.
Quasi sempre, tuttavia, finiamo per rimandare.
Proiettiamo in un futuro che rigenera se stesso, quello che potremo fare oggi. Il presente non e’ mai bello abbastanza, e’ sempre e soltanto una prefazione al futuro che verra’.

Il superamento della dualita’ dell’io e’ l’unica possibilita’ di crescita che abbiamo e che non possiamo continuare a rimandare.
Quando tutto cio’ che e’ due diventera’ uno, quando noi e la nostra immagine saremo davvero una cosa sola, allora avremo di fronte a noi un orizzonte infinito e l’eternita’ sara’ nuovamente la nostra dimensione, quella che da troppo tempo abbiamo dimenticata.

Siempre me han fascinado los reflejos de las imágenes: en los espejos, sobre el agua, en las superficies resplandecientes de los metales, hasta en el iris de los ojos.
Al revisar mi archivo, descubrí una extensa serie de fotografías de mujeres frente al espejo. Una especie de análisis inconsciente de la mujer que se estudia, se enamora, se pierde en su propia imagen.
La literatura de toda época y nación está llena de cuentos en los que el espejo y el concepto de la imagen reflejada son los protagonistas.
En muchas tradiciones orientales, el espejo es un instrumento de conocimiento e iluminación. En China es el símbolo de feminidad y de la luna y, tiempo atrás, era el emblema de la reina. En Japón es el símbolo de la revelación de la verdad, símbolo de pureza y de la diosa del sol Amaterasu-Omi-Kami.

En el libro de Lewis Carroll “Alicia en el país de las maravillas” (“Through the Looking Glass”) la protagonista utiliza un espejo para entrar en un mundo fantástico, un mundo en el que “las cosas ocurren al revés”.
En “Blanca Nieve” de los hermanos Grimm, la madrastra de Blanca Nieve consulta a un espejo mágico para saber quien es la mujer mas bella del reino.
El joven Arturo es el único que tiene suficiente valor para mirar enteramente a su reflejo en una espada-espejo. Los otros caballeros se espejaban solo por la mitad; al no tener el valor de mirarse por completo, para ellos la espada permanecía trabada en la roca. Mientras Aladino está encerrado en la oscuridad de una gruta, frota una lámpara y ve a su imagen reflejada en ella. En un instante, “toma conciencia” de si mismo: se da cuenta que el y su imagen son dos cosas diferentes.

Espejarse, reconocer a si mismo y darse cuenta de la diferencia entre el que mira y su imagen reflejada es el punto de partida de la “transformación”.
“Al tomar conciencia” de nosotros mismos “nos “damos cuenta” del limite, y por lo tanto lo superamos. Cada límite se supera en el momento en que lo identificamos como tal. Es un poco como caminar hacia un lugar que no conocemos y que comienza a existir en el momento en que ponemos nuestra mirada y nuestra atención en el.

La fotografía siempre fue para mí un medio de conocimiento, un modo para conocer a las personas, y en particular, para acercarme a ese planeta misterioso que es el mundo de la mujer.
En mis fotos la mujer se revela en su belleza y en su sensualidad; pero la mujer es mucho más que eso. La mujer crea la vida y solo ella, a veces sin conciencia, hace posible nuestro crecimiento espiritual. Es el elemento catalizador que permite una reacción química que lleva a la creación de un “nuevo hombre”.
Así como de la fusión de oxigeno e hidrógeno se obtiene el agua, un elemento que no existía, así mismo la mujer puede llevar al hombre a elevarse a una condición diferente, una condición a la que nunca podría acceder sin el elemento femenino.

El que no sabe o que no está interesado en saber, se queda por detrás.
Al crecer, se sube hacia lo alto e se crea una distancia entre nosotros y los que decidieron detenerse, sintiéndonos a veces muy solos.
El que crece puede observar el mundo desde afuera; el que se rindió se queda abajo y no escucha nada, como si estuviera debajo del agua.
Sin embargo, no podemos detenernos para intentar convencer a los otros.
En el Budismo Tibetano “la sabiduría del gran espejo” enseña el secreto de la existencia y el mundo de las formas reflejado en un espejo es solamente un aspecto de la SHUNYATA, del vacío absoluto.
Todo lo que encontramos en la vida no tiene una identidad absoluta o permanencia.

Para crecer, es necesario alejarse de la imagen de nosotros mismos que es el resultado de todas las influencias a las que estuvimos sometidos desde nuestro nacimiento. Cada vez que nos miramos en un espejo vemos el “tu” creado por la familia, por la sociedad y por la religión; no vemos el “yo”.
Para que ocurra este cambio es necesario que lo que aún no conocemos no atraiga más de lo que ya conocemos.
Es necesario tener la curiosidad de descubrir quien es realmente el que está mirando en el espejo.
Es difícil, abandonar lo que se conoce, lo que es familiar por algo de lo que no sabemos nada. Mete un gran miedo.
Abandonar a la imagen que tenemos de nosotros mismos, la que siempre hemos visto en los espejos desde que nacimos y a la que estamos terriblemente apegados, comporta un gran trauma pero es la única posibilidad que tenemos.
Sin embargo, casi siempre terminamos postergando. Proyectamos hacia un futuro que se regenera lo que podríamos hacer hoy. El presente nunca es suficientemente bello; es siempre y solamente una prefación del futuro que vendrá.

El superar la dualidad del Yo es la única posibilidad de crecimiento que tenemos y que no podemos continuar postergando.
Cuando todo lo que es dos será uno, cuando nosotros y nuestra imagen seremos realmente una sola cosa, entonces tendremos frente a nosotros un horizonte infinito y la eternidad será nuevamente nuestra dimensión, la que hemos olvidado hace demasiado tiempo.

© 2019 Guido Argentini Photography